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Si può vivere in un mondo consumato e avvelenato? Se sì, la qualità della vita come sarebbe?
Con questi interrogativi in testa mi sono immaginata un futuro distopico in cui la normalità, a causa dell’inquinamento, è avere l’aria sempre satura di miscele; un’aria tanto sporca da asfissiare tutte le piante, la natura e distruggere la Terra come la conosciamo noi oggi.
Un futuro che porterà inevitabilmente l’essere umano a trovare e progettare degli espedienti anche solo provvisori, per mascherare quella realtà opaca e irreversibile, per allontanarsi momentaneamente da tutto quel grigiore che opprime la vita.
Ipotizzando che sarà la tecnologia a offrire questa via di fuga, ho concepito un paio di occhiali che una volta indossati trasformano la realtà degli oggetti circostanti. Tale trasformazione sarà solo virtuale ma permetterà di vedere quello che di bello il mondo aveva : aria pulita, cielo azzurro, piante, acque cristalline e tanto altro; creando quindi l’illusione di vivere ancora in una realtà di benessere.
In un mondo sovrappopolato, in cui il territorio sarà molto cementificato e occupato da edifici e costruzioni, in cui la distinzione tra ricchi e poveri sarà marcata, si arriverà ad un punto in cui indossare questi occhiali sarà la soluzione più veloce e seducente per distaccarsi da quella vita macabra. Indossarli diverrà un’abitudine tale da credere che quella realtà virtuale sia quella reale. Questo provocherebbe un susseguirsi dannoso di eventi poiché creerebbe nella mente delle persone la percezione che tutto vada bene, che continuare la strada intrapresa sia la cosa giusta, che il mondo visibile sia comunque bello.
Potrebbe sembrare anche una cosa affascinante quella di possedere degli occhiali che mostrano solo l’aspetto migliore, ma sarebbe un po’ come chiudere gli occhi davanti a l’inevitabile. E anche se i nostri occhi venissero gratificati noi vivremmo fisicamente nel mondo reale delle cose e il nostro corpo e la nostra salute risentirebbero di quello che stiamo cercando di nascondere.
Quello che ho rappresentato è ancora un futuro ipotetico, uno dei tanti, eppure per non rischiare che si avveri bisogna che fin da ora si inizino a cambiare le cose, anche nel piccolo e nel quotidiano.
Per accentuare la gravità di questa previsione ed evitare che la mia pubblicità venga persa tra la moltitudine delle tante inutili, ho utilizzato uno stile grafico ispirato agli anni del 1950. Una scelta che permette di focalizzare subito l’attenzione sulla mia propaganda, in netto contrasto con lo stile di quella moderna.
Inoltre quelli furono anni in cui non si prestava attenzione alla sostenibilità, in cui la Terra era considerata quasi una discarica, dove molto era concesso e non vi erano regolamentazioni a riguardo; le persone non erano educate per pensare alla salvaguardia dell’ambiente e quindi non si ponevano nemmeno il problema.
Siffatta situazione crea una chiave di lettura della mia pubblicità ancora più evocativa, esplica un contenuto che suggerisce immagini ed emozioni suggestive.
È davvero necessario che ci si renda conto dei danni irreversibili che si stanno causando, facciamo di tutto per avere una vita agiata e di benessere, ma non prestiamo attenzione alle cose che sembrano non riguardarci in prima persona o nell’immediato. Eppure la Terra dovrebbe essere la nostra priorità poiché senza di essa noi esseri umani non possiamo esistere.
Concludendo, sembrerebbe quindi che stia facendo una pubblicità per un nuovo paio di occhiali quando la vera pubblicità non è incentrata sull’oggetto in sé quanto sul concetto che esso trasporta. 
La frase “Gli occhiali non sono la soluzione” fa passare questa idea e allo stesso tempo crea confusione in chi la guarda, perché sembrerebbe screditare il mio prodotto e quindi rompere le logiche della pubblicità stessa.
Il fine che mi sono posta è quello di smuovere ogni singolo individuo, il quale deve prendere coscienza della reale situazione ambientale e rendersi conto che ogni sua azione ha un risvolto positivo o negativo.
Indossare degli occhiali che mostrano una realtà virtuale, non è la soluzione a questi problemi. La loro specificità è quella di renderci consapevoli dei mutamenti e di stimolare l’uomo a divenire parte attiva del cambiamento.
A livello pratico la mia realizzazione è un multisoggetto. Nella prima immagine, per rappresentare la falsa felicità che questi occhiali portano ho scelto la figura di un bambino sorridente con indosso i suddetti occhiali, come se avesse ricevuto il regalo più bello del mondo. La figura dell’infante è molto più forte di quella dell’adulto poiché simbolicamente è la personificazione dell’innocenza pura e intatta, che crede che tutto ciò che gli viene insegnato sia giusto. Nel mio caso specifico gli viene trasmesso che solo con questi occhiali si possono vedere le parti migliori e quindi sorridere e proprio per questo non vanno mai tolti. Così facendo però, lui non entrerà mai davvero in contatto con la realtà e di conseguenza non avrà l’occasione di cambiare il corso degli eventi.
Nella seconda rappresentazione, riconoscibile nello stile e nel soggetto, ho mostrato cosa si vedrebbe se si indossassero gli occhiali. Per rendere ancora più partecipe l'osservatore, questi escono volontariamente dal bordo della tavola, per dare l'illusione che siano tridimensionali e quindi afferrabili.
Infine ho creato una guerriglia marketing che contribuisce a dare più voce al mio messaggio. Ho sfruttato la pensilina delle fermate dei bus perché sono molto frequentate e ben visibili anche per chi è solo di passaggio.
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